martedì 7 marzo 2017

-Cy Twombly-

Il labirinto è forse la più congrua rappresentazione della storia. Lo è certamente per la Storia dell'Arte. Il labirinto inteso come delta di possibilità, tracciato inestricabile di strade,
Dedalo di ipotesi


Cy Twombly nasce in Virginia nel 1928, a dodici anni inizia a prendere lezioni d'arte private, iniziando così un percorso artistico che lo porterà a frequentare diverse scuole d'arte e a conoscere diverse figure artistiche che lo influenzeranno durante la sua carriera artistica.
Nel 52 riceve una sovvenzione da parte del Museo delle Belle Arti della Virginia che lo incoraggiano a viaggiare in Nord Africa, Spagna, Italia e Francia. 


 Casa romana dell'artista, Roma, 1966
                                                    

Nel 57 si trasferisce a Roma dove conosce l'artista Tatiana Franchetti, si sposano 2 anni dopo a New York e comprano un palazzo a Roma. 
Verso gli anni 90 decide di ritirarsi in una casa-studio a Gaeta, fino alla sua morte avvenuta nel 2011 a Roma.

-Ogni linea è ora l'esperienza effettiva con la sua storia innata. Non illustra.
E' invece la sensazione della sua realizzazione-

Il segno e il colore sono gli strumenti che alternativamente agiscono sulla conoscenza accendono e spengono sensazioni, producono narrazioni che non hanno una storia, se non la storia stessa del narrare. Le parole quindi entrano sullo schermo della pittura per dilatare il senso, non per dichiarare gli esiti. Sono passioni che la parola rende riconoscibili.




A Roma ha l’avvio il suo lavoro di scultore con le prime sculture astratte nate nel bianco. Qui inizia l’affermazione del suo stile personale. Creava arte dall'assemblaggio di oggetti di scarto.





In Italia, Twombly assume la cultura classica attraverso la parola che è di per se la vera testimone della Storia. Roma, per Twombly è la città antica e moderna, una piazza aperta sul teatro del mondo che raccoglie tutte le sollecitazioni culturali più pregnanti.


La caduta di Iperione, 1962, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma

Le Quattro Stagioni: Autunno, 1993-5, Museo dell'arte Moderna, New York


I primi anni sessanta per Cy Twombly sono gli anni in cui si immerge nella cultura italiana. In questo periodo l’azione automatica prodotta dal segno si alterna a grumi di colore e l’inconscio lascia risalire la storia della pittura attraverso la storia nuova. La sua è una pittura colta, mai casuale.
Dal 1966 la pittura di Twombly recupera una dimensione mentale. La stessa tendenza alla semplificazione, che denota un avvicinamento alle poetiche delle strutture primarie e del concettualismo, si avverte nelle sculture, che l’artista torna ad eseguire dal 1976.
Le sue sculture successive mostrano un mix di espansività emotiva e raffinatezza intellettuale.


La storia di Twombly è una storia senza fine, così come le sue opere che propongono una matassa di segni che si ingarbuglia e si scioglie, si irrigidisce o si diluisce con la stessa intensità dell’energia cerebrale.
In un saggio nel catalogo della mostra Dulwich 2011, Katharina Schmidt riassume la portata e la tecnica dell'artista:

"Il lavoro di Cy Twombly può essere inteso come grande impegno di memoria culturale. I suoi dipinti, disegni, sculture con soggetti mitologici danno forma ad una parte significativa della memoria. Di solito attingendo a gli dei e a gli eroi più familiari, si limita giusto a un paio di episodi, i più noti, già narrati da poeti e storici, ripetutamente reinterpratati in letteratura e nell'arte. Partendo da un segno puramente grafico, ha sviluppato una sorta di meta-script, in cui abbrevia segni, tratteggi, numeri e il più semplice dei pittogrammi sparso sul quadro, si trova in un incessante processo di movimento, più volte sovvertito da cancellature, trasformato esso stesso in uno script. [...] Nelle opere di Twombly un apparente caos, definisce un originale ibrido in ordine, che a sua volta illumina un complesso senso dell'esperienza umana non espresso"




Bibliografia:

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